mercoledì 10 giugno 2015

Bjork Swedish Brasserie & side Store

Sarò banale, ma fino a poco tempo fa pensando alla Svezia , inevitabilmente le prime due associazioni che mi venivano in mente erano Ikea e il mito delle belle donne... beh, ora credo di avere un collegamento in più... il cibo.
E' prerogativa delle grandi città quella di offrire ai suoi abitanti la possibilità di potersi avvicinare a cucine straniere che non siano la ormai più inflazionata cinese, giapponese, indiana o messicana.
Così una sera, dovendo scegliere dove cenare nella metropoli milanese, decido di sperimentare qualcosa di originale e, secondo esperti del settore, di notevole.
Bjork, la prima brasserie svedese a Milano, è  menzionata da molti, come una delle migliori nuove aperture della città del 2014.
Il progetto nasce dall'amore per i paesi nordici e la loro cultura da parte dei due proprietari, che hanno aperto inizialmente ad Aosta nel 2012 ed ora anche a Milano.
Una scelta innovativa che sta mietendo successo.
La curiosità è tanta anche per il pubblico milanese, sempre attento alle novità e ai locali cool del momento.
Parliamo di uno shop-ristorante-brasserie in quanto vi è il connubio delle tre realtà.
Il locale non è grandissimo e non vi sono tanti coperti.
La prima percezione è quella dello store.
Entrando si rimane subito colpiti dall'imponente banco-vetrina 'avvolto' in un telaio di scaffalature in legno chiaro, ricolme di bottiglie di birra.
Qui sono in mostra ed in vendita diversi prodotti,  alimenti confezionati e alimenti pronti all'assaggio o al take away, come i famosissimi smorrenbrod.
Le combinazioni di pane di segale imburrato farcito con prodotti tipici scandinavi, tra cui spiccano il salmone affumicato, le aringhe, il baccalà e i gamberetti, sono infinite.
Ai lati e di fronte alla vetrina sono presenti delle sedute alte, per consumare un pasto veloce o uno stuzzicante aperitivo tra gli scaffali e le finte scale appoggiate al muro.
Il design del locale è minimal ma curato nei dettagli.
Alle pareti sono state posate delle mattonelle dai toni neutri, che ricreano l'atmosfera anni '70.
Il legno predominante è la betulla, di cui il locale porta il nome in svedese.
Il colore é conferito dai prodotti esposti ovunque, con i loro packagin vivace.
Ai muri sono appesi specchi vintage, ritratti  di personalità del jet set mondiale riproposti in versione pop, con accenti di colore caldi e monocromatici, tratte dalla prima di  copertina di un famoso magazine pubblicato in Svezia fino agli anni '60.
Anche lo stile dei complementi d'arredo richiama qua e là l'art decò.
L'illuminazione filtra tra le scaffalature e riscalda l'ambiente asettico e pulito.
Lungo il corridoio che porta al cuore del locale, ci sono piccoli ed intimi tavolini, mentre sul lato destro si apre una saletta dove si può accomodare un gruppo di ospiti più numeroso.
La mia prenotazione telefonica mi preannuncia che la nostra sarà un'esperienza unica, in quanto potremo cibarci seduti al bancone centrale del ristorante.
Eccolo lì, il grande protagonista della sala centrale.
Ci aspetta con la sua forma ad U, dove già diversi clienti stanno cenando.
Al centro si alterna lo staff all'opera... camerieri in servizio e chef che chiacchierano con gli ospiti incuriositi su quello che andranno ad assaggiare.
In queste occasioni è d'obbligo essere consigliati sui piatti  e questa formula dà la possibilità di chiedere e ricevere immediatamente risposta sulle curiosità delle proposte in menù e i loro ingredienti.
L'atmosfera è quella conviviale, certo più adatto a pranzi o cene al massimo di gruppi di 3 persone, in quanto le sedute laterali non permettono un facile dialogo tra i commensali.
La scelta non è semplice, ma essendo presente un tris di assaggi in antipasto, credo di iniziare così il mio viaggio sensoriale alla scoperta della Svezia.
Nell'attesa addentiamo il pane di segale con la quenelle di crema di burro da spalmare, compresi nel coperto e serviti su un piccolo tagliere di legno e gradiamo l'entrée omaggiata dalla cucina.
Scegliamo per iniziare una birra scandinava dal retrogusto acidulo.
Con gli antipasti è Amore al primo assaggio: toast di gamberi e senape svedese, salmone marinato all'aneto e tartare di renna con asparagi e cipollotti croccanti.
Un tripudio di sapori e consistenze che si sciolgono al palato, perfettamente abbinati a salse che accentuano il gusto dei piatti proposti.
Delicatissimo il salmone, squisita la senape svedese!
La ragazza seduta al mio fianco invece opta per le famosissime polpettine che dicono siano ben lontane da quelle che comunemente si possono assaggiare nell'area ristorante dell'Ikea... in effetti anche visivamente sono molto invitanti.
Continuiamo con un piatto di pesce, salmerino con mirtilli rossi, formaggio messmor e porridge per il mio fidanzato, mentre io opto per la carne con il filetto di alce... questa sera, mio malgrado, metto da parte la mia sensibilità animalista, non voglio farmi sfuggire sapori che difficilmente riuscirò a trovare in qualche altro ristorante , se non volando in un paese delle terre del nord.
La carta delle birre è molto ampia e ci attrae una bottiglia che nella sua composizione presenta frutti di bosco... l'accostamento sembra azzardato, ma anche su questa scelta la curiosità vince.
Vasta è anche la lista dei vini.
Nonostante la pancia sia pienamente soddisfatta decidiamo per 2 dolci.
Io, come al mio solito, mi butto su quello più strano, immaginandone già il gusto amarognolo, e che probabilmente non sarà di mio completo gradimento, ma spero di potermi ricredere.
Decido per un semifreddo  con bacche di olivello spinoso, su cui viene versata della birra.
Filippo prende del muesli ed avena con frutti di bosco.
L'essenzialità nordica si riassume con questa conclusione.
Unico neo dell'intera cena, dolci leggermente sottotono rispetto alle nostre aspettative, almeno per quello che abbiamo ordinato... ma non andrà ad inficiare il nostro giudizio complessivo.
Parere decisamente positivo, ottima esperienza culinaria, presentazioni d'effetto, menù stimolante con proposte nuove in base all'alternanza delle stagioni.
Personale eccezionale, mai egoista di sorrisi, che sono stati profusi dal nostro ingresso fino al saluto di commiato.
Conto proporzionato alla qualità e cura dei prodotti.

Bjork.... una betulla svedese a Milano...

voto: 8

http://bjork.it/bjork-milano/
































martedì 19 maggio 2015

Osteria Albizzi

Alla scoperta di Cesena ...
Passeggiamo per le vie del centro, l'atmosfera estiva è alle porte.
C'è chi si gusta un aperitivo nei locali all'aperto, un gruppo di musicisti smonta il palco su cui ha appena terminato di suonare.
Con il naso all'insù osservo le finestre delle case che si affacciano sul corso, sono aperte.
Si odono voci di chi si appresta a tavola, e nell'aria si percepiscono i profumi della cena che si consumerà a breve.
Giungiamo alla nostra meta, piazza Albizzi, una piccola isola di silenzio, nella zona pedonale della città, dove l'Osteria Albizzi, fa da padrona, tanto da permettersi l'estrosità di non avere una vera e propria insegna.
Il locale non è grandissimo, ricavato da un  ex cartoleria, ma se ne percepisce da subito l'intimità e armonia.
L'ingresso è essenziale. Un tavolo, qualche seduta, casse di vino appoggiate a terra, e quello che normalmente si cerca all'esterno... il pannello recante il logo del locale.
Colpisce la parete nera 'lacerata' per tutta la sua lunghezza da una finestra, attraverso la quale si scorgono gli chef indaffarati.
Grazie a questo colpo di  luce gli occhi sono calamitati verso la cucina al lavoro, come a sottolineare ulteriormente chi è la protagonista assoluta dell'osteria.
Altro punto focalizzante è la zona bar, con un bellissimo bancone decorato con maioliche bianche e blu, e ricolmo di bottiglie di vino e di calici.
Lì ci accoglie Carolina con il suo sorriso, la sua delicatezza e la sua professionalità.
Titolare del locale assieme al fidanzato Luca, in cucina, hanno deciso di affrontare questa nuova avventura, che sta dando giorno dopo giorno i suoi frutti da 1 anno e mezzo a questa parte.
Caratteristica comune dei locali aperti dagli oramai numerosi giovani che intraprendono questa strada, sono lo stile pulito, moderno e l'essenzialità dell'arredamento, ma non manca di certo l'attenzione ai dettagli per rendere  la location unica nel suo genere e mai scontata.
L'eleganza delle pareti scure e chiare arricchite da quadri modernisti, donano un tono chic, mentre gli specchi rendono più ampi gli spazi.
I tavoli sono sobri, illuminati da lampadari anch'essi di design.
In esterno un soppalco coperto da ombrelloni permette di cenare al fresco nella stagione estiva.
Noi optiamo per il dehor.
Portandoci il menù, nell'attesa dell'ordine, ci offrono pane sfornato dalla cucina e delle mandorle spagnole tostate e salate.
La lista è ricca di proposte interessanti e per nulla banali che cambiano periodicamente.
Gli ingredienti sono tutti di gran qualità e ricercatezza.
Carolina ci racconta che viene data una grandissima attenzione al pescato, offrendo prelibatezze e fuori menù proprio in base a quello che di meglio e di fresco si trova sul mercato.
Ma non solo, la scelta offre degli ingredienti prelibati come il rinomatissimo Wagyu  in tipico stile kobe giapponese, caviale Baikal, pata negra de Bellota, paté d'oca Roger Vidal e fois gras Georges Bruck.
Scorrendo l'elenco  i piatti in menù sono inseriti in categorie di 'cibi rari e preziosi', 'vegetariani', 'pesce' e 'carne'.
Ognuno può creare la propria sequenza, alternandoli a proprio piacimento, ovviamente il personale è a completa disposizione per qualsiasi consiglio e chiarimento, per suggerire cosa è più indicato per iniziare e concludere il pranzo o la cena.
Molte portate ricordano l'influenza asiatica, fusion, sia nella metodo di cottura sia nei singoli ingredienti utilizzati.
Scelta ardua, ma mi faccio tentare dalle giganti capesante americane scottate in padella e accompagnate a pata negra.
Filippo opta per tartare di ricciola pompelmo e soia.
Entrambi piatti sfiziosi che possono aprire le danze.
Continuiamo con il BBQ di calamari, code di mazzancolle e capesante con impanatura di pane, scorza di limone e pistacchio e un gradevole sapore affumicato.
Mi stuzzica un fuori menù di filetto di ricciola hamachi con insalata di finocchi al sesamo, la cui preparazione e cottura fanno percepire il gradevole contrasto leggermente croccante del pangrattato panko ( tipico giapponese) con erbe aromatiche e mandorle che la avvolgono e il suo interno, delicato, rimasto crudo.
Ci dividiamo anche un piatto di spaghetti artigianali Mancini con tartufo di mare sgusciato.
I sapori sono ben accostati, si sposano perfettamente e sono ben percepiti al palato. Cottura perfetta.
Incuriosita dal sorbetto al sambuco chiudo così la mia cena, mentre Filippo decide per la pavlova, dolce di origine australiana, in cui la meringa è accompagnata da crema chantilly e passion fruit.
Il fatto che l'ha divorata in un nanosecondo mi fa capire che è stata di suo gradimento.
Non vorrei dimenticarmi della carta vini, decisamente di ampia scelta sia di gusto che di prezzo, dalle eccellenze del territorio, spaziando tra vitigni biologici e biodinamici, per approdare a case francesi, americane, australiane.
Noi abbiamo pasteggiato con un prosecco, millesimato, biologico della Valdobbiadene, dal sapore leggermente fruttato e che lasciava una persistente e gradevole sensazione in bocca, quasi setosa.
Amo le sfide e gli azzardi in cucina, e quando sono ben riusciti, mi fanno apprezzare ancora di più la scelta e il coraggio di un locale di differenziarsi dalla folla.
Finalmente un angolo di cucina internazionale nel panorama di Cesena, frutto della passione e delle esperienze maturate dalla coppia di gestori che annoverano nel loro curriculum anni passati a Dublino e in Australia, pur sempre continuando a coltivare il sogno italiano di aprire un locale nella loro terra di origine... e così è stato.
L'apertura dell'Osteria Albizzi, un'osteria sì, ma chic... dove ovviamente il conto rispecchia in pieno la scelta della creatività e della qualità.
Un'ultima curiosità... digitando sul web il nome dell'osteria, non esiste un vero sito, ma si viene reindirizzati ai social network per eccellenza del momento, facebook, twitter, instagram... anche da questi particolari traspare la freschezza della gestione, che ha la consapevolezza del potere mediatico di questi canali, dove si può interagire istantaneamente e dove si possono carpire, da foto e commenti, attimi di vita quotidiana del locale nel suo evolversi.
voto 8

























martedì 28 aprile 2015

Al fresco

Milano, Salone del Mobile 2015.
La lista degli eventi del Fuori Salone del mio fidanzato, appassionato di design, è lunga, ma paragonata alla mia, sui possibili locali in cui andare a colazione/pranzo/aperitivo/cena, non ha confronto...
Ho fatto un lavoro certosino prima della partenza, studiando i ristoranti milanesi che più mi hanno colpito sulla carta.
Sono preparata su ogni quartiere della città, conosco perfettamente 'la lezione' come prima di un'interrogazione a scuola e ho preso appunti in caso la mia memoria mi abbandoni sul più bello.
Filippo a differenza mia non ama programmare quindi sarà tutto un divenire.
Il primo giorno si decide di visitare zona Tortona ... tra un'esposizione e l'altra, entrando ed uscendo per installazioni, tra giovani e rinomati designer, arriva la stanchezza, la fame comincia a farsi sentire con un lieve languorino allo stomaco.
Milano, come credo ogni grande metropoli, è il regno dei balocchi per chi come me, rimane incantata di fronte ad un nuovo ristorante, ad un bar , un caffè dall'aspetto invitante o con ottime recensioni.
Molti locali, durante queste giornate in cui la città pullula di gente, non prendono prenotazioni quindi oltre all'imbarazzo della scelta, si deve affrontare anche il fattore 'fortuna', che di solito non è la mia migliore amica.
In via Savona tentiamo la sorte, entrando in uno dei ristoranti che da qualche anno mi incuriosisce.
Al fresco.
Fila. I presupposti non sono dei migliori. Arriva il nostro turno per chiedere se c'è un tavolo per due.
Attimo di suspance in cui il ragazzo che accoglie fuori dal ristorante si rapporta con una collega all'ingresso.
Il posto c'è! Purtroppo ci spiega che nel giardino, che si apre all'interno del locale, i tavoli sono già tutti occupati. Se vogliamo possiamo accomodarci in una delle salette.
Accettiamo anche perchè nonostante la giornata sia un preludio estivo, calda e assolata, tutti i tavoli che si trovano all'interno sono ben illuminati in quanto esposti alla luce naturale che filtra dalle vetrate e l'atmosfera è ugualmente piacevole.
Sono contenta. Subito incomincio a perlustrare il locale, mi intrufolo tra le sale, esco in giardino in modo da avere un quadro della situazione e comincio a fare qualche scatto.
Il ristorante si compone di una grande sala interna che si affaccia sulla cucina a vista, di tavoli lungo il perimetro della vetrata che fiancheggia il giardino, di una carinissima veranda stile inglese, resa ancora più luminosa da una parete a specchio che riflette il verde attorno e di qualche angolo più appartato.
All'esterno si mangia all'ombra di ombrelloni o sotto pergolati di glicine, ci si ciba completamente avvolti dalle piante e dai steli dei fiori che campeggiano qua e là.
C'è tantissima gente, tanti gruppi di lavoro in giacca e cravatta e persone che, come noi, stanno girovagando in occasione del Salone.
I ragazzi dello staff sono in fermento, in quanto i clienti arrivano in continuazione e oltre a servire chi già ha ordinato, c'è chi modula le sedute in modo da accontentare il numero maggiore di richieste.
Con il menù ci portano del pane caldo di Matera con olio pugliese... inutile dire che è stato apprezzato e divorato.
Mi guardo attorno e mi piace questo connubio di cucina e giardino, di amore per il cibo e per il verde.
Infatti leggo che la nascita del locale è dovuta dall'unione delle menti di due amici, l'uno con la passione per il giardinaggio , l'altro per il buon mangiare.
Hanno poi deciso di affidare le sorti della cucina del locale alle mani del bravissimo cuoco giapponese, Kokichi Takahashi, che ha saputo carpire, e fare suoi, i segreti delle grandi chef con cui ha collaborato.
Azzeccatissima la definizione che danno di Al fresco come 'luogo di incontro con cucina'.
E' una location che predispone alla convivialità,  a fare due chiacchiere tra amici pranzando inebriati dal profumo dei fiori o parlando di progetti e di lavoro tra colleghi.... oppure  invoglia a prendersi il lusso di ritagliarsi del tempo per se stessi, ed oziare sorseggiando un calice di vino, leggendo un libro.
Tutto il verde che avvolge la struttura non fa assolutamente immaginare che in precedenza era un vecchio magazzino di ex fabbrica ormai dismessa, sembra invece di essere all'interno di un vivaio, dove sulle mensole si trovano utensili da giardinaggio, vasi, piante, cesti, annaffiatoi.
Il locale ha un appeal giovane e fresco, proprio come il suo nome.
Ferro battuto , legno, vimini, sono i punti di riferimento dell'arredamento, ricercato ma non troppo, con elementi di stile e pezzi di modernariato radical bio-chic.





























Il menù rende conto di un'attenzione alla territorialità, al corso delle stagioni, cercando  di trasmettere il rispetto per l'ambiente e per gli animali allevati che lo compongono.
Tutti i piatti elencati fanno parte di  un concetto di mangiare sano e naturale. Sono presenti diverse proposte adatte a chi segue la filosofia vegetariana.
Il nostro pranzo è stato semplice e veloce. Ci siamo indirizzati verso 2 antipasti per iniziare ed 1 primo per me, un piatto di carne per Filippo.
Insalata di puntarelle con salsa alle alici e crema di piselli, stracciatellla, pomodori confit e purea di olive nere pugliesi per iniziare e a seguire pasta mista di Gragnano con capesante e porri, bruscandoli e salsa di gamberi rossi, e filettino di maiale agli agrumi, spinaci novelli uvetta e pinoli.
Tutto saporito, grande attenzione nella scelta degli ingredienti genuini e di qualità.
Personale cordiale ed efficiente.
Con il conto, l'idea di donare ai propri ospiti un piccolo quaderno da appunti tascabile, mi sembra quell' attenzione in più che conquista.








Giudizio più che positivo.
Immagino che pure di sera con le luci soffuse il locale acquisisca quel non so che di  romantico e speciale.
Al fresco , un giardino d'inverno nella metropoli meneghina.

voto: 7, 5
http://www.alfrescomilano.it/