La lista degli eventi del Fuori Salone del mio fidanzato, appassionato di design, è lunga, ma paragonata alla mia, sui possibili locali in cui andare a colazione/pranzo/aperitivo/cena, non ha confronto...
Ho fatto un lavoro certosino prima della partenza, studiando i ristoranti milanesi che più mi hanno colpito sulla carta.
Sono preparata su ogni quartiere della città, conosco perfettamente 'la lezione' come prima di un'interrogazione a scuola e ho preso appunti in caso la mia memoria mi abbandoni sul più bello.
Filippo a differenza mia non ama programmare quindi sarà tutto un divenire.
Il primo giorno si decide di visitare zona Tortona ... tra un'esposizione e l'altra, entrando ed uscendo per installazioni, tra giovani e rinomati designer, arriva la stanchezza, la fame comincia a farsi sentire con un lieve languorino allo stomaco.
Milano, come credo ogni grande metropoli, è il regno dei balocchi per chi come me, rimane incantata di fronte ad un nuovo ristorante, ad un bar , un caffè dall'aspetto invitante o con ottime recensioni.
Molti locali, durante queste giornate in cui la città pullula di gente, non prendono prenotazioni quindi oltre all'imbarazzo della scelta, si deve affrontare anche il fattore 'fortuna', che di solito non è la mia migliore amica.
In via Savona tentiamo la sorte, entrando in uno dei ristoranti che da qualche anno mi incuriosisce.
Al fresco.
Fila. I presupposti non sono dei migliori. Arriva il nostro turno per chiedere se c'è un tavolo per due.
Attimo di suspance in cui il ragazzo che accoglie fuori dal ristorante si rapporta con una collega all'ingresso.
Il posto c'è! Purtroppo ci spiega che nel giardino, che si apre all'interno del locale, i tavoli sono già tutti occupati. Se vogliamo possiamo accomodarci in una delle salette.
Accettiamo anche perchè nonostante la giornata sia un preludio estivo, calda e assolata, tutti i tavoli che si trovano all'interno sono ben illuminati in quanto esposti alla luce naturale che filtra dalle vetrate e l'atmosfera è ugualmente piacevole.
Sono contenta. Subito incomincio a perlustrare il locale, mi intrufolo tra le sale, esco in giardino in modo da avere un quadro della situazione e comincio a fare qualche scatto.
Il ristorante si compone di una grande sala interna che si affaccia sulla cucina a vista, di tavoli lungo il perimetro della vetrata che fiancheggia il giardino, di una carinissima veranda stile inglese, resa ancora più luminosa da una parete a specchio che riflette il verde attorno e di qualche angolo più appartato.
All'esterno si mangia all'ombra di ombrelloni o sotto pergolati di glicine, ci si ciba completamente avvolti dalle piante e dai steli dei fiori che campeggiano qua e là.
C'è tantissima gente, tanti gruppi di lavoro in giacca e cravatta e persone che, come noi, stanno girovagando in occasione del Salone.
I ragazzi dello staff sono in fermento, in quanto i clienti arrivano in continuazione e oltre a servire chi già ha ordinato, c'è chi modula le sedute in modo da accontentare il numero maggiore di richieste.
Con il menù ci portano del pane caldo di Matera con olio pugliese... inutile dire che è stato apprezzato e divorato.
Mi guardo attorno e mi piace questo connubio di cucina e giardino, di amore per il cibo e per il verde.
Infatti leggo che la nascita del locale è dovuta dall'unione delle menti di due amici, l'uno con la passione per il giardinaggio , l'altro per il buon mangiare.
Hanno poi deciso di affidare le sorti della cucina del locale alle mani del bravissimo cuoco giapponese, Kokichi Takahashi, che ha saputo carpire, e fare suoi, i segreti delle grandi chef con cui ha collaborato.
Azzeccatissima la definizione che danno di Al fresco come 'luogo di incontro con cucina'.
E' una location che predispone alla convivialità, a fare due chiacchiere tra amici pranzando inebriati dal profumo dei fiori o parlando di progetti e di lavoro tra colleghi.... oppure invoglia a prendersi il lusso di ritagliarsi del tempo per se stessi, ed oziare sorseggiando un calice di vino, leggendo un libro.
Tutto il verde che avvolge la struttura non fa assolutamente immaginare che in precedenza era un vecchio magazzino di ex fabbrica ormai dismessa, sembra invece di essere all'interno di un vivaio, dove sulle mensole si trovano utensili da giardinaggio, vasi, piante, cesti, annaffiatoi.
Il locale ha un appeal giovane e fresco, proprio come il suo nome.
Ferro battuto , legno, vimini, sono i punti di riferimento dell'arredamento, ricercato ma non troppo, con elementi di stile e pezzi di modernariato radical bio-chic.
Il menù rende conto di un'attenzione alla territorialità, al corso delle stagioni, cercando di trasmettere il rispetto per l'ambiente e per gli animali allevati che lo compongono.
Tutti i piatti elencati fanno parte di un concetto di mangiare sano e naturale. Sono presenti diverse proposte adatte a chi segue la filosofia vegetariana.
Il nostro pranzo è stato semplice e veloce. Ci siamo indirizzati verso 2 antipasti per iniziare ed 1 primo per me, un piatto di carne per Filippo.
Insalata di puntarelle con salsa alle alici e crema di piselli, stracciatellla, pomodori confit e purea di olive nere pugliesi per iniziare e a seguire pasta mista di Gragnano con capesante e porri, bruscandoli e salsa di gamberi rossi, e filettino di maiale agli agrumi, spinaci novelli uvetta e pinoli.
Tutto saporito, grande attenzione nella scelta degli ingredienti genuini e di qualità.
Personale cordiale ed efficiente.
Con il conto, l'idea di donare ai propri ospiti un piccolo quaderno da appunti tascabile, mi sembra quell' attenzione in più che conquista.
Giudizio più che positivo.
Immagino che pure di sera con le luci soffuse il locale acquisisca quel non so che di romantico e speciale.
Al fresco , un giardino d'inverno nella metropoli meneghina.
voto: 7, 5
http://www.alfrescomilano.it/