martedì 28 aprile 2015

Al fresco

Milano, Salone del Mobile 2015.
La lista degli eventi del Fuori Salone del mio fidanzato, appassionato di design, è lunga, ma paragonata alla mia, sui possibili locali in cui andare a colazione/pranzo/aperitivo/cena, non ha confronto...
Ho fatto un lavoro certosino prima della partenza, studiando i ristoranti milanesi che più mi hanno colpito sulla carta.
Sono preparata su ogni quartiere della città, conosco perfettamente 'la lezione' come prima di un'interrogazione a scuola e ho preso appunti in caso la mia memoria mi abbandoni sul più bello.
Filippo a differenza mia non ama programmare quindi sarà tutto un divenire.
Il primo giorno si decide di visitare zona Tortona ... tra un'esposizione e l'altra, entrando ed uscendo per installazioni, tra giovani e rinomati designer, arriva la stanchezza, la fame comincia a farsi sentire con un lieve languorino allo stomaco.
Milano, come credo ogni grande metropoli, è il regno dei balocchi per chi come me, rimane incantata di fronte ad un nuovo ristorante, ad un bar , un caffè dall'aspetto invitante o con ottime recensioni.
Molti locali, durante queste giornate in cui la città pullula di gente, non prendono prenotazioni quindi oltre all'imbarazzo della scelta, si deve affrontare anche il fattore 'fortuna', che di solito non è la mia migliore amica.
In via Savona tentiamo la sorte, entrando in uno dei ristoranti che da qualche anno mi incuriosisce.
Al fresco.
Fila. I presupposti non sono dei migliori. Arriva il nostro turno per chiedere se c'è un tavolo per due.
Attimo di suspance in cui il ragazzo che accoglie fuori dal ristorante si rapporta con una collega all'ingresso.
Il posto c'è! Purtroppo ci spiega che nel giardino, che si apre all'interno del locale, i tavoli sono già tutti occupati. Se vogliamo possiamo accomodarci in una delle salette.
Accettiamo anche perchè nonostante la giornata sia un preludio estivo, calda e assolata, tutti i tavoli che si trovano all'interno sono ben illuminati in quanto esposti alla luce naturale che filtra dalle vetrate e l'atmosfera è ugualmente piacevole.
Sono contenta. Subito incomincio a perlustrare il locale, mi intrufolo tra le sale, esco in giardino in modo da avere un quadro della situazione e comincio a fare qualche scatto.
Il ristorante si compone di una grande sala interna che si affaccia sulla cucina a vista, di tavoli lungo il perimetro della vetrata che fiancheggia il giardino, di una carinissima veranda stile inglese, resa ancora più luminosa da una parete a specchio che riflette il verde attorno e di qualche angolo più appartato.
All'esterno si mangia all'ombra di ombrelloni o sotto pergolati di glicine, ci si ciba completamente avvolti dalle piante e dai steli dei fiori che campeggiano qua e là.
C'è tantissima gente, tanti gruppi di lavoro in giacca e cravatta e persone che, come noi, stanno girovagando in occasione del Salone.
I ragazzi dello staff sono in fermento, in quanto i clienti arrivano in continuazione e oltre a servire chi già ha ordinato, c'è chi modula le sedute in modo da accontentare il numero maggiore di richieste.
Con il menù ci portano del pane caldo di Matera con olio pugliese... inutile dire che è stato apprezzato e divorato.
Mi guardo attorno e mi piace questo connubio di cucina e giardino, di amore per il cibo e per il verde.
Infatti leggo che la nascita del locale è dovuta dall'unione delle menti di due amici, l'uno con la passione per il giardinaggio , l'altro per il buon mangiare.
Hanno poi deciso di affidare le sorti della cucina del locale alle mani del bravissimo cuoco giapponese, Kokichi Takahashi, che ha saputo carpire, e fare suoi, i segreti delle grandi chef con cui ha collaborato.
Azzeccatissima la definizione che danno di Al fresco come 'luogo di incontro con cucina'.
E' una location che predispone alla convivialità,  a fare due chiacchiere tra amici pranzando inebriati dal profumo dei fiori o parlando di progetti e di lavoro tra colleghi.... oppure  invoglia a prendersi il lusso di ritagliarsi del tempo per se stessi, ed oziare sorseggiando un calice di vino, leggendo un libro.
Tutto il verde che avvolge la struttura non fa assolutamente immaginare che in precedenza era un vecchio magazzino di ex fabbrica ormai dismessa, sembra invece di essere all'interno di un vivaio, dove sulle mensole si trovano utensili da giardinaggio, vasi, piante, cesti, annaffiatoi.
Il locale ha un appeal giovane e fresco, proprio come il suo nome.
Ferro battuto , legno, vimini, sono i punti di riferimento dell'arredamento, ricercato ma non troppo, con elementi di stile e pezzi di modernariato radical bio-chic.





























Il menù rende conto di un'attenzione alla territorialità, al corso delle stagioni, cercando  di trasmettere il rispetto per l'ambiente e per gli animali allevati che lo compongono.
Tutti i piatti elencati fanno parte di  un concetto di mangiare sano e naturale. Sono presenti diverse proposte adatte a chi segue la filosofia vegetariana.
Il nostro pranzo è stato semplice e veloce. Ci siamo indirizzati verso 2 antipasti per iniziare ed 1 primo per me, un piatto di carne per Filippo.
Insalata di puntarelle con salsa alle alici e crema di piselli, stracciatellla, pomodori confit e purea di olive nere pugliesi per iniziare e a seguire pasta mista di Gragnano con capesante e porri, bruscandoli e salsa di gamberi rossi, e filettino di maiale agli agrumi, spinaci novelli uvetta e pinoli.
Tutto saporito, grande attenzione nella scelta degli ingredienti genuini e di qualità.
Personale cordiale ed efficiente.
Con il conto, l'idea di donare ai propri ospiti un piccolo quaderno da appunti tascabile, mi sembra quell' attenzione in più che conquista.








Giudizio più che positivo.
Immagino che pure di sera con le luci soffuse il locale acquisisca quel non so che di  romantico e speciale.
Al fresco , un giardino d'inverno nella metropoli meneghina.

voto: 7, 5
http://www.alfrescomilano.it/


lunedì 20 aprile 2015

O' Fiore Mio Milano Marittima

Domenica.
Mi sono svegliata con una strana voglia.... Mi va una pizza...
Sarà dovuto alla dieta iper-proteica che mi sta facendo sognare i carboidrati anche ad occhi aperti??
Mi si accende la lampadina e vado subito a sbirciare la pagina facebook di quella che considero la pizzeria per antonomasia : O' Fiore Mio di Milano Marittima.
Nelle settimana scorsa mi è cascato più volte l'occhio sui post del locale, che promuovevano il cambio stagionale del menù e proprio pochi giorni fa hanno persino festeggiato 2 anni di apertura.
Non mi sarei mai immaginata di desiderare di pranzare con una pizza... ma parlare di pizza è riduttivo quando ci si riferisce alla Pizza con la P maiuscola di O' Fiore Mio.
Dopo aver appurato che sono aperti tutti i giorni, la domenica pure a pranzo, abbiamo prenotato e siamo partiti alla volta di Milano Marittima.
A differenza delle ultime occasioni in cui abbiamo frequentato il locale in orario serale, questa volta ci siamo accomodati subito, senza dover attendere che il tavolo riservato si liberasse.
Di giorno il locale assume un fascino unico.
Delicatamente illuminato dalla luce naturale che si irradia dalle vetrate laterali e molto meno affollato, si riescono a cogliere dettagli estetici e soffermarsi su particolari che altrimenti apparirebbero più velati.
Il locale si compone di due sale ed una veranda coperta.
Lo stile è pulito ed essenziale, con qualche mobilio di modernariato.
Le tonalità pastello fanno da padrone sia alle pareti sia nell'arredo del locale.
In un angolo dell'ingresso sono presenti ed in vendita molti dei prodotti utilizzati in cucina, visibili come in una dispensa di casa.
Maestri artigiani di Faenza, ad ogni stagione e con il cambio del menù, si alternano ed espongono le proprie ceramiche, donando alle scaffalature e al ristorante una nuova personalità, reinventandone l'atmosfera.
In occasione dell'ultima visita abbiamo assistito ad un cambio di guardia, dalle ceramiche moderniste bianche e rosso sangue di Mirta Morigi si sarebbe poi passati alle opere della Bottega d'Arte Ceramica Gatti.
Tutte le immagini presenti sui menù, sulle tovagliette della mise en place, sulle divise e sulle grafiche appese alle pareti e alla colonna che erge al centro della sala principale, 'vestendola' completamente, sono della illustrator graphic designer Monica Zani.
Nascono dalla sua mano anche le opere disegnate sulla vetrata d'ingresso e sulle pareti esterne al locale.
Lo staff del ristorante è giovane, gentile, educato, estremamente preparato e pronto a rispondere ad ogni curiosità.
Abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con Fabrizio, direttore, e con Umberto, cameriere storico e plurinominato su tripadvisor.
Con loro ci siamo attardati a chiacchierare e ci hanno fatto partecipi di tanti aneddoti accaduti e critiche mosse da chi forse non ha capito la policy del ristorante.
Il format di O' Fiore Mio nasce ormai più di 4 anni fa a Faenza.
A Milano Marittima si è già compiuto il secondo compleanno, mentre a Bologna è nata da poco la pizza di strada con taglio alla romana.

























Ora è il momento di parlare della protagonista: la Pizza.
L'impasto di lievito madre, che quotidianamente viene 'sfamato' dalle mani esperte di chi sta in cucina, risulta leggero e altamente digeribile.
Ad O'Fiore Mio viene cucinata una Pizza di Qualità, con alle spalle un progetto che, forse proprio perchè si parla di pizza, erroneamente recepita come un piatto comune e semplice della tradizione italiana, non è chiaro a molti.
Tutti gli ingredienti e le materie prime utilizzate sono scelte con accuratezza, prodotti Doc del nostro territorio italiano, di ottima qualità, presidi Slow Food.
Per citarne alcuni possiamo nominare gli Antichi Pomodori di Napoli, coltivati da Terra Amore e Fantasia nella città partenopea o il Sale Marittimo Artigianale di Cervia raccolto manualmente dal Gruppo Culturale Civiltà Salinara della città.
Vi è un rispetto estremo per chi produce, coltiva e alleva e di conseguenza un estremo rispetto anche per il consumatore.
Ad ogni pizza sul menù viene riportato un suggerimento per la scelta delle farine dell'impasto e del condimento.
L'accostamento e bilanciamento dei sapori porta ad un risultato sublime.
Gli impasti possono essere classici, di idrolisi (con grano spezzato) o con tumminia (grano siciliano macinato a pietra).
Gli oli sono tutti extra vergine d'oliva, biologici, scelti ad ok per le loro caratteristiche e proprietà organolettiche che accentuano, con i loro profumi e sapori, le combinazioni proposte in carta.
Adoro l'ultimo tocco del cameriere che versa a crudo un goccio di olio saggiamente abbinato ad ogni capolavoro servito al tavolo.
Vista la capienza del forno, i tempi di cottura e servizio sono equamente calibrati in base a questo 'termometro'.
In funzione di ciò, trovo ottimo il consiglio proposto ai clienti dello stesso tavolo, di degustare tutti assieme le singole pizze tagliate in 8 tranci, in modo da poter soddisfare tutta la tavolata, e far cenare tutti assieme.
Si tratta di un'esperienza del palato sempre diversa e unica, che porta a decidere di tornare proprio per la curiosità di provare la novità del momento, la proposta che ti stuzzica l'appetito.
Gli occhi salgono e scendono dalla lista di pizze ed è sempre difficile decidere quella che soddisferà la propria gola.
Oltre alle pizze con farciture classiche sempre presenti in menù e quelle 'Come a Napoli' , le altre variano a seconda della stagionalità, dei prodotti che la natura offre.
Esiste persino la 'Pizza dello Chef', che nasce dalla collaborazione con alcuni dei migliori protagonisti della scena culinaria stellata del momento.
La nostra scelta è ricaduta su quella di questo menù, studiata da Cristian Santandrea e Maria Probst della Tenda Rossa di Firenze.
Una deliziosa combinazione di fior di latte, marzolino di pecora, finocchiona toscana e bacelli freschi.
Gli occhi si sono soffermati anche su una seconda pizza dal nome simpatico: 'Porca Porchetta' con mozzarella di latte, provola affumicata, porchetta di Ariccia e misticanza.
Le abbiamo degustate a spicchi , prima l'una e poi l'altra in modo da assaporare al meglio gli impasti e gli ingredienti di entrambe.
Pizze che non possono deludere le aspettative, sono ancora più gustose di quello che la mente può immaginare semplicemente leggendo il menù.
Soffici al punto giusto, con mozzarella che si scioglie in bocca e con sapori che si susseguono al palato, senza prevaricare l'uno sull'altro.
Solo alla fine mi sono accorta di non aver affatto toccato e usato le posate... in compenso mi sono ritrovata più volte a leccarmi le dita, per non perdere nemmeno una goccia del gusto e del sapore di ciò che stavo mangiando.
A fine pranzo Fabrizio ci ha offerto come pre-dessert un assaggio di bignè ripieni di zabaione e ricoperti di cioccolato fondente 55% venezuelano. Noi abbiamo deciso di concludere con una selezione di macarons ed una mousse di yogurt , panna fresca, salsa di fragole e croccante di mandorle.
Tutto prodotto dalla pasticceria di Davide Fiorentini di Faenza... una goduria...
Leggo che molti giudicano il conto che si paga ad O' Fiore Mio troppo salato, ma io sono dell'idea che invece sia in linea con la ricerca e con il risultato che hanno ottenuto e stanno proponendo.





















O' Fiore Mio...le posate sono un optional...

voto 9, 5
http://ofioremio.it/